L'authority file si propone un obiettivo
pratico: unificare le intestazioni relative ad un autore, un ente o un
soggetto in modo da permettere all'utente finale di recuperare con una sola
ricerca tutti i documenti associati ad un'unica intestazione standard
utilizzata da parte dei vari cataloghi afferenti all'opac.
L'obiettivo viene perseguito attraverso il
meccanismo delle intestazioni a grappolo: ciascuna voce dell'authority file è
composta da una forma standardizzata dell'intestazione (detta "forma
principale") e da una serie più o meno lunga di forme non standard dette
"forme secondarie". Quando un record bibliografico possiede una intestazione
standardizzata, il sistema di indicizzazione provvede a catturare
nell'authority file la forma principale e le sue forme secondarie e a
inserirle nell'indice. In tal modo l'utente finale può recuperare i
documenti ricercando parole appartenenti a qualsiasi forma principale o
secondaria dell'intestazione.
L'esempio che segue mostra una voce di
authority file, in grassetto la forma principale, in corsivo le forme
secondarie: Ioannes Chrysostomus, santo Chrisostomus, pseudo-.
Giovanni Crisostomo, santo.
Iohannes Crysostomus, santo.
Jean Chrysostome, santo.
Joannes Chrysostomus, santo.
Allorché un record bibliografico contiene la forma principale può essere
recuperato utilizzando termini di ricerca appartenenti anche alle forme
secondarie.
Tre passi: unificare, standardizzare, applicare
Per realizzare l'obiettivo il primo passo
è quello di unificare le intestazioni, cioè scegliere l'intestazione
principale. Questa operazione deve essere fatta tenendo conto delle
Regole di Catalogazione per Autore utilizzate dalle biblioteche
pubbliche. Qualora i criteri di scelta fossero discordanti tra nazione e
nazione spetta alla Biblioteca di riferimento (quella che coordina e
gestisce l'opac) stabilire un criterio univoco.
Il secondo passo è quello di
standardizzare l'intestazione principale, cioè renderla compatibile col
processo informatico. E qui sorgono altre complicazioni a causa del
set di caratteri utilizzato dalle varie lingue nei vari sistemi
operativi. Il set è una tabella che associa una lettera dell'alfabeto a un
numero (il computer in realtà elabora soltanto numeri). I vari set di
caratteri associano agli stessi numeri le lettere naturali dell'alfabeto
latino maiuscole e minuscole, mentre variano tra loro quando associano le
lettere accentate. Il programma di indicizzazione del presente opac utilizza
il set dei caratteri ASCII e converte tutte le chiavi di ricerca in lettere
maiuscole prima di inserirle nell'indice: non tutte le lettere minuscole
accentate hanno il loro corrispettivo in maiuscolo. Occorre garantire la
portabilità delle intestazioni tra i vari set di caratteri e la loro
convertibilità in maiuscolo. Ciò si ottiene sostituendo le lettere accentate
con le lettere naturali ad esse più vicine: questo è ciò che intendiamo
parlando di standardizzazione delle intestazioni. Poiché l'authority file è
uno strumento tecnico in vista di un obiettivo pratico la necessità della
standardizzazione prevale sulle esigenze di correttezza ortografica. Di
questa necessità debbono essere edotti i catalogatori come pure gli utenti
finali che in fase di ricerca dovranno usare i caratteri naturali al posto
di quelli accentati.
Il terzo passo sta nella applicazione
delle intestazioni principali standardizzate ai singoli record
bibliografici. Questa operazione spetta ai catalogatori delle singole
biblioteche.
Strategie e soluzioni offerte da questo programma
Ogni biblioteca afferente all'opac riceve
un account (generalmente la sigla della biblioteca) munito di password che
consente ai bibliotecari di creare voci di authority files.
Ciascuna voce prevede tre livelli di
validazione: Proposta, Verificata, Assunta (nell'authority file generale). Il
primo innalzamento di livello (da "voce proposta" a "voce verificata")
compete all'amministratore locale (occorre aprire l'account con la password
di amministratore); il secondo innalzamento (da "voce verificata" a "voce
assunta") compete al supervisore (la biblioteca di riferimento). Il livello
di validazione è visualizzato negli elenchi con un bollino colorato (fuxia,
verde e blu).
Per potersi considerare "verificata" una
voce di authority file deve aver subito almeno il processo di
standardizzazione, e cioè la sostituzione delle accentate con le lettere
naturali. Come mostra la tabella che segue, da ogni intestazione viene
estratta una stringa di 27 caratteri (la radice indicizzata) la quale, dopo
essere stata convertita in maiuscolo, viene inserita nell'indice. La
medesima radice deve essere generata anche dal record bibliografico per
consentire al meccanismo delle intestazioni a grappolo di funzionare.
Un'altra attenzione da avere è di non usare mai all'interno delle
intestazioni principali le parentesi tonde, ma bensì le parentesi quadre
(questo per evitare che l'opac generi un errore di sintassi quando nel
formato ISBD si clicca su una intestazione per visualizzare tutti i record
ad essa associati)
Biblioteca titolare
BCRM - Bibl. Centrale Roma
Tipologia authority
autore persona
Fase di validazione
verificata
Radice indicizzata
IGNATIUS A SANTHIA, OFM CAP
Sottocampi biblo
^CIgnatius^Pa Santhia^QOFM Cap., s.^D1686-1770
Dopo la verifica, le biblioteche che utilizzano il programma di
catalogazione IBIS possono (mediante un copia/incolla), catturare
l'intestazione con i sottocampi di biblo e immetterla nei record
bibliografici del proprio catalogo.